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Galileo Galilei

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juri_92
view post Posted on 14/7/2007, 17:23




Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642) è stato un fisico, filosofo, astronomo e matematico italiano, uno dei più grandi scienziati dell'epoca moderna.

Il suo nome è associato ad importanti contributi in dinamica (principio di inerzia, legge della caduta dei gravi) ed in astronomia (con la scoperta della rotazione della Terra, delle macchie solari, delle montagne della Luna, dei satelliti di Giove, le fasi di Venere, le stelle che compongono la Via Lattea) ed all'introduzione del metodo scientifico (detto spesso metodo galileiano). Accusato di voler sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture, Galileo venne condannato come eretico dalla Chiesa cattolica e costretto, il 22 giugno 1633, all'abiura delle sue concezioni astronomiche.

Nel febbraio 1616, il Santo Uffizio espresse una condanna per le teorie cosmologiche copernicane, considerate stolte ed assurde, proibendo di difenderle come realtà fisica ma consentendo di parlarne come ipotesi scientifiche; mise all'indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum) della Chiesa Cattolica il De revolutionibus orbium coelestium di Niccolò Copernico e altri libri che parlavano del sistema copernicano, sospesi fino a che non siano corretti e cioè conformati al decreto secondo cui bisognava parlare della tesi copernicana solo come ipotesi matematica (il libro di Copernico fu rimosso dall'Indice quattro anni dopo con poche correzioni). Benché le opere di Galileo non fossero state inserite nell'elenco dei libri proibiti, lo scienziato pisano si recò a Roma per difendere le sue teorie.

Il cardinale Roberto Bellarmino invitò Galileo a sostenere l'eliocentrismo come mera ipotesi matematica, atta a semplificare i calcoli della meccanica celeste e non come unica descrizione dell'universo, in attesa di una prova definitiva. La prova delle maree (che in seguito risultò scientificamente falsa) non era considerata sufficiente. Il timore da parte di Galilei che gli si espropriasse l'imprimatur della sua teoria e l'impazienza di vedere accettate le sue idee, lo irrigidirono sulle sue posizioni e lo condussero allo scontro finale, risolto con un atto di autorità da parte del Santo Uffizio. Allo scienziato s'intimò di non divulgare più tali idee. Il documento in cui gli s'intima di non parlare del Copernicanesimo neanche come ipotesi è oggetto di controversia e non è certo che fu effettivamente letto a Galileo.

Nel 1618 comparvero nel cielo tre comete, fatto che attirò l'attenzione e stimolò gli studi degli astronomi di tutta Europa. Fra essi, il gesuita Orazio Grassi, matematico del Collegio Romano, tenne con successo una lezione che ebbe vasta eco, la "Disputatio astronomica": con essa, sulla base di alcune osservazioni dirette e di un procedimento logico-scolastico, egli sosteneva l'ipotesi che le comete fossero di origine celeste e la utilizzava per avvalorare il modello di Tycho Brahe (la Terra è posta al centro del creato, con gli altri pianeti in orbita invece intorno al Sole), contro l'ipotesi eliocentrica. Galilei, nonostante la recente ingiunzione al silenzio da parte della Chiesa, decise di replicare per difendere la validità del modello copernicano. Rispose in modo indiretto, attraverso lo scritto "Discorso delle Comete" di un suo amico e discepolo, Mario Guiducci, ma in cui la mano del maestro era certamente presente. Pur sbagliando nel ritenere (fra molte cautele) le comete oggetti non celesti, il suo testo dimostra le molte contraddizioni del ragionamento di Grassi e le sue erronee deduzioni dalle osservazioni delle comete con il cannocchiale. Il gesuita rispose con uno scritto intitolato Libra astronomica ac philosophica firmato con lo pseudonimo di Lotario Sarsi (ottenuto anagrammando il suo nome) in cui attaccava direttamente Galileo e il copernicanesimo. Galileo scrisse quindi nel 1623 il trattato Il Saggiatore, che già nel titolo intende confutare il trattato di Grassi: se questi aveva usato la bilancia (Libra), Galileo vuol utilizzare il "saggiatore", una bilancetta molto precisa per pesare i metalli preziosi. Dedicò la sua nuova opera al nuovo papa. Scrivendolo in italiano e non in latino (la lingua dei dotti di allora) violò scientemente l'ordine della Chiesa, sebbene nel 1623 a Papa Gregorio XV fosse succeduto, col nome di Urbano VIII, Maffeo Barberini, intellettuale ed estimatore di Galileo tanto che al processo del 1616, quando non era ancora Papa, si era perfino pronunciato a suo favore. Davanti al cardinale di Hohenzollern, nel 1624, riferendosi a Copernico, affermò che "la Chiesa non aveva condannato e non condannerebbe la sua dottrina come eretica, ma solo come temeraria". Recatosi a Roma ebbe sei udienze con il papa, durante le quali ricevette onori, raccomandazioni e denaro, anche se il Papa non accettò l’istanza di Galileo di revocare il decreto del 1616. In ogni caso, lo incoraggiò a continuare i suoi studi riguardo il sistema copernicano, purché ne parlasse soltanto come di un'ipotesi.

Galileo si dedicò quindi alla stesura del Dialogo di Galileo Galilei sopra i due Massimi Sistemi del Mondo Tolemaico e Copernicano, in cui espose il principio di relatività e il suo metodo per determinare la velocità della luce. Nel 1630, ad opera completata, Galileo si recò a Roma e, ricevuto da papa Urbano, gliela mostrò. Questi, essendo occupato personalmente, dopo una veloce lettura affidò la cura di leggerlo prima della pubblicazione ai censori per verificare che fosse conforme al decreto del 1616. Ma varie vicissitudini, tra le quali l’ignoranza in materia di astronomia dei censori preposti e le difficoltà, dovute alla peste, delle comunicazioni tra Firenze, dove Galileo era ritornato, e Roma, rallentarono questo lavoro. Galileo approfittò della confusione per accelerare la concessione dell’imprimatur. Alla fine furono apportate solo alcune modifiche marginali per sottolineare l’uso della teoria copernicana come ipotesi matematica e nel 1632 fu pubblicato a Firenze. Non passò molto perché Urbano VIII si pentisse di non aver vigilato personalmente alla concessione dell'imprimatur all'opera di Galileo. Infatti il sistema copernicano non era affatto trattato come mera ipotesi matematica ma tutta l'opera tentava di dimostrarne l'effettiva realtà. Inoltre l'autore aveva anche messo in bocca a Simplicio, personaggio preso in giro durante tutto il corso dell’opera, l’argomento preferito di Urbano VIII, presentandolo come quello di «persona dottissima ed eminentissima». Nel Papa nacque perfino il sospetto che Simplicio rappresentasse una caricatura della propria persona, anche se ciò non era certamente nelle intenzioni di Galileo. Galileo, ormai settantenne, fu chiamato a comparire davanti al tribunale dell'Inquisizione nel 1632. Essendo ammalato cercò di rinviare il viaggio, fiducioso nella protezione del Granduca di Toscana, il quale aveva ricevuto il titolo dal Papa, e dunque mai avrebbe contraddetto la volontà di questi. A seguito di una successiva ingiunzione dell'Inquisizione, dovette tuttavia recarsi a Roma, in pieno inverno, il 13 febbraio 1633.

Nel corso del processo Galileo, che era già malato e fu ad un certo punto minacciato di tortura, negò perfino di aver mai abbracciato la dottrina copernicana, nonostante l'evidenza di ciò che aveva scritto nel Dialogo, e si dichiarò disposto ad aggiungere dei capitoli per confutare Copernico, ma l'Inquisizione non tenne in considerazione questa offerta di Galileo.

Il 22 giugno 1633 Galileo fu riconosciuto colpevole di «aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch'il Sole [...] non si muova da oriente ad occidente, e che la Terra si muova e non sia centro del mondo». Vedi Sentenza di condanna di Galileo.

La pena inflitta a Galileo consistette in diverse disposizioni: la messa all’indice del Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo; l’abiura della tesi copernicana; un periodo di prigionia della durata che sarebbe piaciuta al Sant’Uffizio; la recita dei sette salmi penitenziari una volta alla settimana per tre anni (che incaricò di recitare, con il consenso della Chiesa, sua figlia Maria Celeste, suora carmelitana). Nel 1757 Giuseppe Baretti, in una sua ricostruzione, avrebbe fatto nascere la leggenda di un Galileo che una volta alzatosi in piedi, colpì la terra e mormorò: "Eppur si muove!". Tale frase non è contenuta in alcun documento contemporaneo ai fatti, ma nel tempo è stata ritenuta veritiera, probabilmente per il suo valore suggestivo, tanto che Berthold Brecht la inserì nell'opera teatrale da lui dedicata allo scienziato pisano.

Galileo riuscì ad evitare che i dispositivi più duri della condanna diventassero effettivi. Il carcere fu mutato nel confino all'interno della villa dell'ambasciatore del Granduca di Toscana in Roma, quindi nella casa dell'arcivescovo Piccolomini a Siena e infine nella villa che possedeva nella campagna di Arcetri.

Nel 1638 quando era già completamente cieco, pubblicò (a Leida, in Olanda) il suo lavoro più importante: Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze. In essa tratta le leggi del moto e la struttura della materia.

Tomba di Galileo a Santa CroceÈ del 1640 la spinta decisiva data al suo allievo Bonaventura Cavalieri con la scoperta della proprietà caratteristica dell'infinito, che definisce come infinita una quantità che uguaglia una sua parte.

Galileo Galilei si spense l'8 gennaio 1642 ad Arcetri, circondato dai suoi allievi e venne tumulato nella basilica di Santa Croce a Firenze insieme agli altri grandi fiorentini come Machiavelli e Michelangelo.[2]

Nel corso dei secoli che seguirono la Chiesa modificò la propria posizione nei confronti di Galileo: nel 1846, dall'edizione aggiornata dell'Indice furono rimosse tutte le opere a supporto di Copernico. Nel 1992, oltre tre secoli dopo la pronuncia della condanna, una nuova istruttoria ordinata da papa Giovanni Paolo II si risolse favorevolmente a Galileo.
 
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