ForumCommunity

Storia del jazz

« Older   Newer »
  Share  
juri_92
view post Posted on 27/5/2007, 11:12




Jazz, è una parola di origine incerta che venne usata per indicare il tipo di musica che, nata tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 nel Sud degli Stati Uniti, a New Orleans, dall'incontro delle tradizioni musicali portate dagli schiavi dell'Africa occidentale con le varie forme della musica europea, si diffuse per tutta la nazione e poi per tutto il mondo a partire circa dal 1910.

Dal punto di vista tecnico il jazz è caratterizzato dall'uso estensivo dell'improvvisazione, di blue note, di poliritmie e di progressioni armoniche insolite se confrontate con quelle in uso nella musica classica. In particolare la pulsazione ritmica jazzistica, elastica e a volte scandita in maniera ineguale, chiamata swing, ha sempre rivestito grande importanza in quasi tutte le forme stilistiche di questa musica. Fin dagli inizi l'interpretazione jazzistica ha posto un grande accento sull'espressività, e, nel corso degli anni, anche sul virtuosismo strumentale.

Molti sono gli antenati del jazz: reminiscenze della musica africana, ragtime pianistico di derivazione euro-americana, canto blues dei neri, spiritual delle chiese protestanti, canti e richiami di lavoro, musica europea per banda militare, perfino echi dell'opera lirica, sono i più importanti elementi che hanno contribuito a questa fortuita e geniale sintesi artistica. Il jazz iniziò come musica d'intrattenimento in ambienti - i bar dei bordelli di New Orleans - e arrivò ad occupare il posto d'onore tra i generi leggeri tra gli anni 20 e 30 del XX secolo. Già dagli inizi, però, mostrava una vocazione di vera e propria musica d'arte che si andò accentuando, anche se gli sarebbe stata riconosciuta solo negli anni 50, quando gli anni dei grandi successi commerciali erano orami agli sgoccioli. Per un famoso critico musicale classico, l'italiano Giulio Confalonieri, il jazz è la musica più vitale, libera e rappresentativa della nostra epoca. Al contrario Theodor Adorno, nei suoi scritti, tratta il jazz, alla stregua di tutta la musica popolare, come un prodotto dell'establishment commercial-culturale, e pertanto lo considerava "cattiva musica".[1]

Per lungo tempo territorio privilegiato dei musicisti afroamericani che lo inventarono, il jazz è oggi suonato, composto e ascoltato ovunque in tutto il mondo come una nuova musica colta: se questo è vero soprattutto nel mondo occidentale, è anche vero che le esplorazioni delle radici musicali africane che molti jazzisti intrapresero a partire dagli anni 60 e i contatti tra culture e stili musicali caratteristici dell'ultima parte del XX secolo, hanno contribuito a creare molti tipi di jazz, che vanno dalla tradizionale performance per piccolo ensemble, derivato dalle esperienze boppistiche e postboppistiche, alla creazione di sonorità insolite che nascono dalla ibridazione di diverse tradizioni strumentali e musicali, fino ad arrivare a dissolversi nel genere chiamato world music (e in questo caso non si parla più di jazz).

Caratteristica peculiare della musica jazz è senza dubbio l'improvvisazione la quale, partendo dalla semplice variazione sul tema iniziale, ha assunto via via sempre maggiore importanza, fino ad assumere, nella forma che fu chiamata Free Jazz e che ebbe il suo periodo d'oro negli '60-'70), la completa preminenza sul tema, che poteva anche scomparire negli esperimenti che venivano a volte chiamati "improvvisazione totale collettiva". Le radici del jazz affondano nella cultura africana, negli schiavi neri, si diceva, deportati negli Stati Uniti. Queste persone, lavorando, cantavano qualcosa che, più tardi, i loro stessi nipoti avrebbero battezzato Blues. Il blues - che evidentemente con il jazz è imparentato - è anch'esso uno stato dell'anima. L'armonia (l'insieme degli accordi alla base della melodia) del blues è assolutamente caratteristica, peculiare, che non ha simile: da essa provengono il jazz e il corrispettivo religioso del blues, lo spiritual (o gospel).

La musica jazz degli albori era basata su combinazioni di elementi musicali africani, articolata cioè su una scala pentatonica, con caratteristiche blue notes, armonie derivate dalla musica colta europea, ed un notevole uso del ritmo sincopato, o con maggior precisione di poliritmi; la differenza tra musica colta e jazz si poi è notevolmente sfumata tanto che non è raro assistere a performance classiche di musicisti jazz e performance jazz di musicisti classici.

La prima e vera esplosione del jazz avvenne a New Orleans, città della Louisiana e grande porto fluviale sul delta del Mississippi, nei primi anni del 1900.
Lo stile musicale che si sviluppò in questa città nasceva dall'incontro tra culture differenti: immigrati inglesi, spagnoli, francesi venivano a contatto con gli schiavi africani e con i creoli[2], già inseriti nella cultura francese. Non a caso, il suono originario di New Orleans ha diversi punti in comune con gli stili delle marce militari europee. Tutti questi popoli hanno saputo quindi rielaborare quel grande coacervo di culture musicali creando della nuova musica, merito anche della grande capacità che i neri d' America avevano sviluppato nel corso delle oppressioni e schiavitù vissute purtroppo durante i secoli precedenti e operate dall'"uomo bianco" in loro sfavore. Ma la musica jazz, nata quindi, nel nordamerica ha avuto - con il passare del tempo - sempre più estimatori anche nel Vecchio Continente, dove è assai diffusa. Anche in Italia vi sono stati e vi sono ottimi musicisti jazz (ed anche la musica popolare, quella leggera, non rinuncia sovente ad attingere - caso lampante, il cantautore Paolo Conte - a questo genere musicale). La musica Jazz si può considerare come un nuovo varco verso altri mondi musicali: un genere che, partendo da un substrato che comprendeva le forme popolari del blues (si può dire che tutta la musica moderna discende dalla poetica spassosa del blues primitivo, che è tutt'altro che un cimento infantile), degli spiritual e della musica bandistica e incorporando via via altre forme di musica nera (ad esempio il ragtime degli anni 1920) arrivò ad utilizzare una base di standard usati come punto di partenza per modificarne di continuo ogni modulo armonico, melodico, e ritmico.

Tutta la musica jazz e derivata è stata definita come colta, appunto per il presupposto che è risultante della conoscenza della musica classica, e delle varie etnie musicali. Lo stesso non può dirsi per il blues iniziale. Il passaggio di qualità può forse attribuirsi a George Gershwin, musicista di grande valore, figlio di emigranti russi, morto giovanissimo ma che ebbe dei maestri importanti e fu ispirato da autori come Debussy e Ravel. La sua produzione è incredibilmente vasta, ma restano più valide le opere definite minori (circa 700), utilizzate anche ora come standard inesauribili. Ricordiamo che lo stesso Debussy venne influenzato dal jazz, come si può ben vedere in "Golliwogg's Cakewalk", brano posto alla fine del "Children's Corner", una delle sue più celebri suite per pianoforte.

È anche giusto accennare al fenomeno detto fusion, da dove tutti hanno attinto e aggiunto, anche nelle più insospettabili composizioni.

Un fenomeno simile ha recentemente conferito la categoria di genere colto anche a parte della musica brasiliana e argentina (Antonio Carlos Jobim, Astor Piazzolla e altri), che fra l'altro si è apparentata con il jazz, anche per l'opera svolta da Stan Getz ed altri in conseguenza della quale molti standard jazz utilizzano modelli brasiliani e argentini.

 
Top
froplearoff
view post Posted on 29/10/2012, 18:13




Approvo interamente nonostante le idee espresse finora. Andate avanti in questo modo.
 
Top
1 replies since 27/5/2007, 11:12   5149 views
  Share